Involucro funerario (fardo) contenente mummia
Chancay – Costa Centrale, Perù
1000-1300 d.C.
sezione Americhe
IV A e IV G, Liceo Marco Tullio Cicerone
Bambola voodoo? Mummia? Cuscino?
Queste sono le prime impressioni che possono venire in mente appena si vede l’oggetto misterioso. Idee del tutto giustificate data la presenza di bambole legate alla parte inferiore del “cuscino” e dalle cuciture rosse sui loro volti.
Bene, se avete pensato a ciò siete sulla giusta strada!
In realtà si tratta di un fardo, un involucro funerario in cui è contenuta una mummia (sì, proprio come quelle egizie!) appartenente alla Cultura Chancay del Perù, risalente circa al 1000-1300 d.C..
Il termine fardo fu coniato dall’archeologo Julio C. Tello, padre dell’archeologia peruviana che scoprì alcuni importanti cimiteri risalenti al periodo pre Nazca.
Ma come è stato realizzato?
Le sepolture avvenivano avvolgendo il cadavere mummificato in un fagotto (fardo) insieme agli oggetti del proprio corredo funebre. Il fagotto era composto da tessuti e tele che potevano essere decorati oppure molto semplici. Questa tecnica di sepoltura era volta a costruire un rapporto tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Ma perché era avvolto proprio in stoffe?
L’usanza di avvolgere in tessuti i resti umani era molto diffusa sulle Ande. Nel mondo, la forma più comune di sepoltura è l’inumazione, secondo cui il corpo del morto viene collocato in un involucro o deposto su strati di foglie e altri materiali piuttosto che direttamente a contatto con la terra, perché il cadavere si pensa potesse sprigionare energie negative. Nonostante ciò era comune il periodico rinnovamento dei tessuti che componevano il fardo.
E le bambole?
Le bambole presenti su questo fardo provengono da un’altra tomba e sono utilizzate per far capire che si tratta della mummia di una bambina.
Curioso vero?!